La storia

Combattere il coronavirus con l’amore, la storia di Silvia e Domenico

Michele Lorusso
Michele Lorusso
Combattere il coronavirus con l’amore
Due infermieri che, quotidianamente, superano le avversità della professione grazie alla loro storia nata in corsia 10 anni fa
1 commento 643

In questi giorni si susseguono tante storie di operatori sanitari in corsia che con tantissimi sforzi stanno dando il massimo per salvare quante più vite possibile dal coronavirus.

Oggi, vi raccontiamo la storia di Silvia e Domenico, due infermieri che lavorano al centro dialisi del “Bonomo”.

I due, nonostante tutto, riescono ad affrontare questa battaglia grazie all’amore che li lega, nato proprio in corsia 10 anni fa.

Sono Silvia e Domenico a raccontarci che: «la nostra è una lotta che va avanti sin dal momento in cui abbiamo deciso di dedicarci con anima e cuore a questa professione. Ognuno di noi avrebbe una storia da raccontare ricca di soddisfazioni ma anche di tanti momenti tristi. Questo perché purtroppo la nostra professione porta tante soddisfazioni a livello umano ma poche a livello di riconoscimento professionale/economico/contrattuale. Sin dall’inizio le sfide da affrontare son tante. Nel momento in cui decidi di iniziare a studiare, iniziano i primi sacrifici. Prima di tutto si deve provare a rientrare in un’università che sia il più possibile vicino casa, ma questo spesso non è possibile perché i posti a disposizione son pochi. Non sempre si riesce al primo tentativo e quando si riesce, iniziano i sacrifici economici per poter proseguire il percorso di studi. Per chi come noi, ha avuto la fortuna di avere un aiuto da parte dei genitori può sembrare più facile, ma c’è anche chi è costretto a fare un lavoro per potersi mantenere con gli studi, l’affitto, le tasse, e tutto ciò che comporta essere uno studente fuori sede».

Ma i sacrifici non finiscono con laurea, ma diventano maggiori perché «quando finalmente raggiungi il primo traguardo, inizia la vera sfida. Bisogna armarsi di speranze e valige, perché inizia l’altra lotta verso la ricerca del posto di lavoro: concorsi in tutta Italia, contratti a pochi mesi, compromessi con i privati, posti di lavoro a centinaia di chilometri da casa. Così si diventa dei migranti, con valige cariche di sogni e speranze ma il cuore in pezzi. Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare lungo il nostro percorso amici che ci hanno regalato momenti di gioia e amore, diventando così una seconda famiglia aiutandoci ad andare avanti più forti che mai. Oltre che, e soprattutto, aver avuto la fortuna di incontrarci e innamorarci, dividendo in due tutte le sfide che si sono presentate. Per pochi fortunati come noi, che dopo anni riescono a trovare attraverso mobilità o cambi compensativi, il modo per avvicinarsi a casa le cose sembrano più leggere ma ci si ritrova a reinventarsi una vita in un luogo che non ci appartiene. Fortunatamente con accanto colleghi e amici che riescono a farci sentire a casa anche a chilometri distanza. Ma non è facile, quando andiamo a trovare le nostre famiglie, salutarli ogni volta con gli occhi pieni di lacrime».

Nonostante ciò, una volta trovato il lavoro continuano i sacrifici e le delusioni dato che «siamo pervasi da carichi di lavoro eccessivi, mancanza di personale e spesso ci ritroviamo a far più di quello che prevede il nostro profilo professionale, per sopperire alle carenze. Non ci siamo mai tirati indietro difronte a nulla, questo perché noi infermieri siamo mobilitati sempre da un grande senso di carità verso gli altri, siamo sempre disposti ad aiutare l’altro dimenticandoci anche di noi stessi».

Poi, è la stessa Silvia a raccontarci della sua fortuna e dell’amore trovato in corsia: «io ho la fortuna di aver incontrato il mio compagno all’inizio di questo percorso, così riusciamo a dimezzare le delusioni dandoci forza a vicenda. Quest’anno, dopo 10 anni insieme, dovevamo realizzare il nostro sogno sposandoci e, invece di discutere su quale abito sia migliore, ci ritroviamo a discutere su quale dpi sia più idoneo per non mettere a repentaglio la nostra salute. Ci hanno spesso detto che il nostro lavoro è una missione e noi questo l’abbiamo capito bene. Ogni giorno, dietro quelle poche mascherine che abbiamo a disposizione, nascondiamo paura, tristezza, rabbia e lacrime, solo per poter dar forza ai nostri pazienti che vivono anch’essi in una situazione di forte disagio. Ma se la mascherine ci proteggono in minima parte verso questo nemico invisibile, niente e nessuno riesce a proteggere il nostro cuore e la nostra mente. Penso che tutto questo non abbia prezzo, ma certo più diritti ci aiuterebbero a sentirci più apprezzati».

Poi l’auspicio che «questo nemico riusciremo a sconfiggerlo. La speranza è di poterci unire di nuovo tutti insieme in un unico abbraccio e urlare a squarciagola: “ce l’abbiamo fatta”. La speranza che tutto quello che noi infermieri abbiamo sempre fatto, non resti inosservato e che ci sia il giusto riconoscimento per gli eroi in mascherina. E perché no, in ultimo la speranza che anche noi riusciremo a realizzare il nostro sogno sposandoci. Noi nel frattempo continueremo a fare il nostro lavoro nel miglior modo possibile, perché l’amore ci ha sempre salvati».

A Silvia e Domenico vanno i nostri migliori auguri per il loro matrimonio fissato per il 10 agosto e per il loro futuro insieme. A tutti gli operatori sanitari va il nostro “grazie” per ciò che quotidianamente fanno per tutti noi. Siamo sicuri che tutto ciò finirà quanto prima e che ne usciremo più forti e migliori di come ne siamo entrati.

giovedì 2 Aprile 2020

(modifica il 28 Luglio 2022, 16:02)

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
1 Commento
Vecchi
Nuovi Più votati
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
fusti gator
fusti gator
4 anni fa

visto che da 10 anni il menage funziona, sconsiglierei di rovinarlo con un matrimonio!
W L'AMOUR!