Una nuova esperienza sarà messa in atto dalla Caritas di Bisceglie: accogliere un gruppo di sei/nove Eritrei ( al momento tre sono dispersi), che provengono da uno dei più grandi campi profughi dell’Etiopia, un campo di oltre 50.000 persone (quasi quanti tutti i Biscegliesi); in Etiopia attualmente sono “ospitati” circa 850.000 rifugiati.
Lo rende noto un comunicato diffuso dalla stessa Caritas cittadina.
«I nostri fratelli eritrei giungeranno in Italia il 31 gennaio prossimo e saranno ospitati presso la struttura Caritas dei Cappuccini. L’arrivo è stato predisposto secondo il protocollo d’intesa firmato il 12 gennaio 1917 tra il Governo italiano e la Conferenza Episcopale italiana insieme alla Comunità di S. Egidio per l’apertura di un corridoio umanitario dall’Etiopia, così come altri programmi a sostegno di migranti e rifugiati. Tale Protocollo è il risultato del lungo impegno della Chiesa italiana che, attraverso la Caritas , vuole promuovere nuovi canali sicuri e risposte durature nei confronti di quanti fuggono dai paesi in guerra o in situazioni disperate operando per un mondo più giusto e più equo. Molti di loro, per sfuggire alle difficili condizioni di vita dei campi, decidono di mettere la propria vita nelle mani dei trafficanti di uomini per raggiungerel’Europa e una vita dignitosa, dopo aver attraversato il deserto del Sud Sudan, la Libia, costretti a sopravvivere in condizioni disumane.
La macchina dei volontari biscegliesi si è già messa in moto: i nove etiopi, che dovrebbero essere cattolici, appartengono ad uno stesso gruppo familiare, formato da una coppia di trentenni con una bimba di pochi anni e un figlio preadolescente e un altro diciassettenne, più altri fratelli e sorelle dei genitori: non ci sono al momento dati più precisi. Saranno accolti a Fiumicino dal direttore della Caritas Diocesana, don Raffaele Sarno, dal responsabile cittadino Sergio Ruggieri , dai mediatori culturali Ibrahim e Francesco edatre volontarie Caritas.
A Bisceglie li accoglieranno tre famiglie tutor (Sergio e Liliana, Gianni e Gabriella, Piero e Valeria) e si occuperanno di accompagnare il percorso di integrazione sociale, scolastica e lavorativa di ognuno sul territorio garantendo servizi, corsi di lingua italiana, cure mediche adeguate.Ma l’accoglienza più ampia prevede l’intervento di parrocchie, famiglie e istituti religiosi e l’utilizzo dei locali arredati presso i Cappuccini. Si vuol far sperimentare quello che finoraè stato loro negato: vicinanza e solidarietà.
Michele Stornelli, responsabile della struttura dei Cappuccini, ha messo in rilievo che questa operazione dimostra come,grazie alla cooperazione tra realtà ecclesiali, come Caritas,S.Egidio, e istituzioni, sono possibili percorsi legali per affrontare i drammi dell’umanità; e Sergio Ruggieri ha sottolineato come esiste un’alternativa allo sciacallaggio economico e pseudo-politico e spera di vedere vicina, concretamente, l’Amministrazione Comunale. Intanto siringraziano quanti, cattolici e non, continuano a sostenere la Chiesa grazie all’8×1000 e ne accompagnano l’impegno quotidiano accanto ai più poveri. Ma ancor di più ed anticipatamente si ringraziano coloro che, durante l’anno in cui durerà il progetto, accoglieranno i profughi nelle famiglie, nelle parrocchie, nei gruppiorganizzati favorendone la socializzazione, l’acquisizione della lingua e l’avvio all’autonomia della vita quotidiana. Vista la generosità di cui ha dato prova la cittadinanza durante tutte le iniziative poste in atto dalla Caritas, si è certi che anche in questa nuova sfida non mancherà l’apporto fattivo di tutti i Biscegliesi.
E se i profughi saranno accolti con una dotazione iniziale di arredi e necessario per la casa, l’abbigliamento e l’igiene, molto sarà necessario per il mantenimento degli ospiti nel lungo anno fin quando non saranno divenuti autonomi.
“Il progetto metterà concretamente alla prova il nostro essere cristiani e siamo sicuri di ricevere una collaborazione entusiastica e fattiva. Già il gruppo giovani della parrocchia di S. Pietro si è impegnato ad accogliere gli adolescenti tra loro” ha concluso Michele Stornelli. “ Sicuramente le altre parrocchie non faranno meno: tutti sanno che i corridoi umanitari sono totalmente autofinanziati dalle associazioni che li hanno promossi.”