Cronaca

Don Mario Pellegrino dal Brasile: «Mistica del Natale o Natale consu-mistico?»

La Redazione
Don Mario Pellegrino
Le riflessioni dei due sacerdoti missionari della nostra diocesi
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A pochi giorni dal Natale 2017, ecco il tradizionale messaggio natalizio dal Brasile a firma dei sacerdoti diocesani don Mario Pellegrino, biscegliese e don Savino Filannino.

Ecco il testo integrale delle loro riflessioni:

«Cari fratelli e sorelle,

mancano pochi giorni al Natale e camminando per strada, in questi giorni del “black friday” (qui in Brasile, diversi negozi estendono queste “offerte promozionali” per un intero fine settimana), osservavo la frenesia che caratterizza il nostro muoverci: un cavalcarsi di persone, assetate di acquisti, come se le loro case fossero vuote (o forse lo sono veramente, ma vuote di affetti e di amore, di carezze ed abbracci, di attenzioni reciproche…), a tal punto che onestamente mi sembrava che stiamo perdendo coscienza di ciò che facciamo e, di conseguenza, perdendo il significato profondo del nostro essere.

Ricordo che una persona aveva affermato che “ogni regalo è un augurio di felicità”. Penso che molti di noi, nella corsa al regalo natalizio, rischiano di perdere di vista questo augurio. Purtroppo viviamo immersi in un tempo di super velocità, e tutto è in rapida successione: i regali, l’albero di Natale, gli addobbi… sono tutte cose che vanno fatte, diventano “cose da fare per forza”. Altro che gioia e augurio di felicità! Si potrebbe dire che per molti questi giorni sono più stressati che gioiosi.

Il Natale, così come lo viviamo oggi, produce un alterazione degli abituali ritmi di vita, delle nostre routine e di conseguenza potrebbe capitarci di percepire in noi un senso di inadeguatezza, o senso di colpa, per non essere come “gli altri” ci vogliono. E sempre per adeguarci a questi schemi, ecco che lo scambio dei regali diventa una corsa forsennata, dove in una sorta di attacco compulsivo de acquisto-mania si perde di vista l’altro e ciò che veramente desidera. Purtroppo così, il senso originario di scambiarsi un dono, di condividere un momento speciale, perde il suo significato per lasciare posto a qualcosa di effimero.

Natale: un momento che in origine era mistico oggi diventa semplicemente consu-mistico.

Sotto la spinta di un consumismo edonista, purtroppo, il Natale rischia di perdere il suo significato spirituale per ridursi a mera occasione commerciale di acquisti!

Siamo chiamati allora a riscoprire il calore della semplicità, dell’amicizia e della solidarietà, valori tipici del Natale.

Spogliato dalle incrostazioni consumistiche e materialistiche, il Natale può diventare così un’occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza che promana dal mistero della nascita di Cristo. Il Natale, allora, è un’opportunità privilegiata per meditare sul senso e sul valore della nostra esistenza: il Natale è la festa che canta il dono della vita.

La nascita di un bambino dovrebbe essere sempre un evento che reca gioia; l’abbraccio di un neonato suscita normalmente sentimenti di premura, di commozione e di tenerezza.

Il Natale è l’incontro con un neonato che vagisce in una misera grotta. Contemplandolo nel presepe siamo invitati a pensare ai tanti bambini che ancora oggi vengono alla luce in una grande povertà; ai neonati non accolti e rifiutati, a quelli che non riescono a sopravvivere per carenza di cure e di attenzioni; alle famiglie che vorrebbero la gioia di un figlio e non vedono colmata questa loro attesa.

Tutto questo però non basta per cogliere nella sua pienezza il valore della festa alla quale ci stiamo preparando: a Natale non ci limitiamo a commemorare la nascita di un grande personaggio; non celebriamo semplicemente ed in astratto il mistero della nascita dell’uomo o in generale il mistero della vita. A Natale ricordiamo il Figlio del Dio vivo, che si è fatto uomo a Betlemme; un Dio che si è fatto nostro prossimo e ci è molto vicino, che ha tempo per ciascuno di noi e che è venuto per rimanere con noi a partire dalla semplicità di una mangiatoia.

E’ una mangiatoia povera ma circondata dall’affetto dei genitori e dall’amore di un Dio che non ha niente a che vedere con la forza, il potere e il prestigio, perché sceglie sempre la povertà, l’umiltà e la semplicità. E da questo esempio, anche noi abbiamo bisogno di farci “piccoli”, svuotarci del nostro orgoglio, della presunzione di considerarci migliori degli altri, del desiderio sfrenato di competere e schiacciare il prossimo perfino con la nostra indifferenza e accogliere il “piccolo Gesù” nella nostra vita. Nella grotta di Betlemme, Dio si mostra a noi umile “infante” per vincere la nostra superbia. Fa appello al nostro cuore e alla nostra libera decisione di accettare il suo amore. Si è fatto piccolo per liberarci da quell’umana pretesa di grandezza che scaturisce dalla superbia; si è liberamente incarnato per rendere noi veramente liberi, liberi di amarlo.

“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1) e “Un angelo del Signore si presentò [ai pastori] e la gloria del Signore li avvolse di luce” (Lc 2,9). Così la liturgia di questa santa notte di Natale ci presenta la nascita del Salvatore: come luce che penetra e dissolve la più densa oscurità. La presenza del Signore in mezzo al suo popolo cancella il peso di una mentalità consumistica e la tristezza della schiavitù, e instaura la mistica luminosa della gioia.

Questa profezia di Isaia ci commuove perché dice la realtà profonda di ciò che siamo: siamo popolo in cammino, e intorno a noi e anche dentro di noi, ci sono tenebre e luce. E in questa notte, mentre lo spirito delle tenebre avvolge il mondo, si rinnova l’avvenimento che sempre ci stupisce e ci sorprende: la profezia di Isaia annuncia il sorgere di una immensa luce che squarcia il buio e viene accolta dalle mani amorevoli di Maria, dall’affetto di Giuseppe, dallo stupore dei pastori.

Così nel presepio della parrocchia di San Benedetto, qui a Pinheiro, voglio inserire tanti volti e storie che mi hanno accompagnato durante quest’anno: la Vergine Maria avrà il volto di Anna che dopo 38 anni finalmente è incinta e sperimenterà per la prima volta, se è volere di Dio, la gioia e la grazia di essere mamma; San Giuseppe sarà rappresentato da don Savino che in questi sei mesi, nel silenzio e nell’ascolto, ha condiviso la storia di questo popolo, con le sue gioie e le sue sofferenze; i pastori immagino rappresentarli sia dai nostri fratelli che nella “fazenda do Amor misericordioso” desiderano uscire dalle tenebre dell’alcolismo e della tossicodipendenza, sia dai nostri fratelli carcerati che ogni mercoledì ricevono, attraverso la pastorale carceraria, la luce della Parola; il coro degli angeli certamente sarà la famiglia di Fabinho e Alcione che, dopo anni di sofferenza e di crisi, oggi annunciano nella pastorale familiare la gioia di aver incontrato il Signore; il Bambino Gesù lo immagino nella storia tragica di una bambina di nove anni che è stata violentata dal suo padastro, ucciso poi in questi giorni nel carcere. Ma anche vorrei collocare in questo presepio, rappresentando i Re Magi, ciascuno di noi perché anche nella nostra storia personale si alternano momenti luminosi e oscuri, luci e ombre. Se amiamo Dio e i fratelli, camminiamo nella luce, ma se il nostro cuore si chiude, se prevalgono in noi l’orgoglio, la menzogna, la ricerca del proprio interesse, allora scendono le tenebre dentro di noi e intorno a noi.

Quando poi gli angeli annunciarono ai pastori la nascita del Redentore, lo fecero con queste parole: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 2,12). Il segno caratteristico di questo presepio, allora, è proprio l’umiltà di Dio che brilla come la stella che guidò il cammino dei Re Magi e oggi vuole condurre il nostro esistere; è l’amore con cui Egli assume la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e i nostri limiti. Il messaggio che tutti cerchiamo nel profondo di noi stessi, non è altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato di ciascuno di noi.

Di fatto, la grazia che è apparsa nel mondo è Gesù, nato dalla Vergine Maria, Egli è venuto nella nostra storia, ha condiviso il nostro cammino; è venuto per liberarci dalle tenebre e donarci la luce. In Lui è apparsa la grazia, la misericordia, la tenerezza del Padre: Gesù è l’Amore fattosi carne.

I pastori sono stati i primi a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù. Sono stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati. Con loro ci fermiamo davanti al Bambino, ci fermiamo in silenzio. Con loro ringraziamo il Signore di averci donato Gesù, e con loro lasciamo salire dal profondo del cuore la lode della sua fedeltà: Dio ci ama tanto che ha donato il suo Figlio come nostro fratello. Il Signore, come hanno detto gli angeli ai pastori, ci ripete: “Non temete” (Lc 2,10).

Non temiamo, allora, perché il nostro Padre è paziente, ci ama, ci dona Gesù per guidarci nel cammino verso la terra promessa. Egli è la luce che rischiara le tenebre.

Prepariamoci, pertanto, al Natale con umiltà e semplicità, disponendoci a ricevere in dono la luce, la gioia e la pace, che da questo mistero si irradiano. Accogliamo il Natale di Cristo come un evento capace di rinnovare oggi la nostra esistenza. L’incontro con il Bambino Gesù ci renda persone che non pensano soltanto a se stesse, ma si aprono alle attese e alle necessità dei fratelli. In questa maniera diventeremo anche noi testimoni della luce che il Natale irradia sull’umanità del terzo millennio. Chiediamo a Maria Santissima, tabernacolo del Verbo incarnato, e a san Giuseppe, silenzioso testimone degli eventi della salvezza, di comunicarci i sentimenti che essi nutrivano mentre attendevano la nascita di Gesù, in modo che possiamo prepararci a celebrare santamente il prossimo Natale, nel gaudio della fede e animati dall’impegno di una sincera conversione.

Buon Natale a tutti!

Con affetto, i vostri sacerdoti Fidei Donum Savino e Mario

domenica 10 Dicembre 2017

(modifica il 29 Luglio 2022, 21:19)

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