Cronaca

Tonno avariato, oltre 200 intossicati. Il prodotto partiva da Bisceglie

La Redazione
Tonno - archivio
I casi registrati nelle Regioni Puglia, Basilicata, Lazio e Veneto. Il Ministero della Salute lancia l'avviso ai consumatori per il rischio d'intossicazione alimentare
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Oltre 200 casi di intossicazione da tonno registrati negli ultimi giorni.

Il ‘’veleno’’ che ha intossicato viaggiava in quintali di pesce, alcuni dei quali sequestrati dalle Capitanerie di Porto, altri finiti sulle nostre tavole nelle Regioni di Puglia, Basilicata, Lazio e Veneto. Ieri è stata diramata dal Ministero della Salute una nuova allerta alimentare: il richiamo riguarda il “Trancio di Tonno” pinna gialla ( Thunnus Albacares) decongelato lavorato e commercializzato in Italia da una importante azienda con sede a Bisceglie.

A rilanciare l’allarme è il responsabile dello Sportello dei Diritti, Giovanni D’Agata, che in una nota chiarisce: «Nello specifico interessa i lotti in confezioni da circa 2 chili al pezzo, con termine minimo di conservazione rispettivamente del 02/06/2017 e 07/06/2017. Motivo del richiamo: presenza di Istamina oltre i limiti ex Reg. 2073/2005 s.m.i.. Gli episodi, oltre ad essere interessanti da un punto di vista epidemiologico, si tratterebbero infatti di uno dei pochi casi documentati in Italia, è molto utili da un punto di vista didattico: evidenziano il sottile confine che esiste tra dose terapeutica o fisiologica e dose tossica; richiama il concetto di sinergismo tra sistemi molecolari; ricorda che questi, in certe condizioni, si trasformano e cambiano le loro proprietà biologiche. Non in ultimo, questo fatto di cronaca ci procura una certa ansia ‘’benefica’’ che ci ricorda che è necessario prestare molta attenzione alla qualità dei cibi che consumiamo.»

«L’ingestione di partite di tonno mantenuto in condizioni non idonee di conservazione – ricorda Giovanni D’Agata -, ha causato nei malcapitati la cosiddetta sindrome sgombroide, o intossicazione da istamina (HFP). La sindrome sgombroide è una sindrome acuta causata principalmente dal consumo di prodotti ittici contenenti alti livelli di istamina e probabilmente di altre ammine vasoattive o altri composti. Nella maggioranza dei casi la HFP ha un andamento benigno con sintomatologia limitata, ciò causa una notevole sottostima dell’incidenza del fenomeno. Dal 1970 i paesi con il maggior numero di casi riportati sono il Giappone, gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma probabilmente perché in questi paesi il sistema di notifica è il migliore».

«La diagnosi di ‘’scombroid syndrome’’ – insiste – si basa sulla sintomatologia ( nausea, vomito, diarrea, vertigini, cefalea, rush cutaneo, disturbi respiratori e ipotensione) e sulla storia di recente assunzione di sgombroidi. L’inizio della sintomatologia è rapido (20-30 minuti dall’assunzione dell’alimento) e i disturbi, abitualmente di lieve entità, si risolvono in genere in meno di 24 ore. La mancanza di precedenti reazioni allergiche al cibo implicato dovrebbe indurre il medico ad escludere l’allergia. L’analisi di materiale biologico (vomito, sangue, urine) degli intossicati è invece difficilmente ottenibile e di dubbia interpretazione (rapido metabolismo, diverse origini dell’istamina). La terapia della sindrome sgombroidea è basata sull’impiego di antistaminici».

sabato 3 Giugno 2017

(modifica il 30 Luglio 2022, 5:50)

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